È stato detto che mai un monarca ha mancato così di poco la “grandezza” come ha fatto l’imperatore del Sacro Romano Impero Giuseppe II., Un idealista, sincero e operoso monarca il cui ultilitarian piegato, umanitario istinti e ambiziosi programmi di riforma in ogni area di interesse pubblico hanno indotto gli storici a termine lui un “despota illuminato,” “rivoluzionaria Imperatore”, “il filosofo su un trono”, e un righello in anticipo sul suo tempo, Joseph è stato anche condannato per essere insensibile alle fobie e le follie dei suoi sudditi, essenzialmente realistico, quasi utopico, nello stabilire i suoi obiettivi, e di dogmatica e troppo precipitosa nel tentativo di raggiungerli., Gli sforzi per analizzare e spiegare le azioni di questa personalità complessa e controversa hanno coinvolto un certo numero di esperti nelle indagini sul “giuseppinismo” (o come preferisco chiamarlo, “Giuseppismo”), trattando in modo molto dettagliato le motivazioni, la sostanza e l’influenza delle sue innovazioni. Le radici del giuseppismo sono profonde, ma si possono osservare emergere qua e là dal terreno intellettuale e politico che le nutriva, prima di unirsi al tronco centrale del sistema formulato durante gli ultimi anni del regno di Maria Teresa per crescere fino a una maturità effimera e stentata sotto Giuseppe II.,